Articolo di Lucianopignataro
di Luca Matarazzo
Si dice che tre sia il numero perfetto. La terza edizione di Ariano Biofestival d’Irpinia si è conclusa con soddisfazione tra le fila degli organizzatori e del pubblico presente.
Dall’11 al 14 settembre tanti i momenti d’incontro e talk culturali, per parlare in primis della materia prima – senza prezzo – tra le più importanti al mondo: la cultura enogastronomica a tavola. Nella splendida Villa Comunale di Ariano Irpino, città fortificata dai tempi delle lotte tra Goti e Bizantini del VI secolo, è andato in scena il grande evento dedicato all’agricoltura biologica, alla sostenibilità e alle eccellenze agroalimentari del territorio.
Banchi d’assaggio, musica live e, naturalmente, attenzione per cibo e vino durante le pause di ristoro a pranzo o a cena, organizzate da chef del calibro di Salvatore Ciccarelli del Maeba Restaurant una stella Michelin ed Ezio Ventre del Ristorante La Pignata entrambi di Ariano Irpino, Vincenzo Vazza del N’ataluna di Grottaminarda, Valentina Martone del Megaron a Paternopoli e Trattoria Valleverde Zi Pasqualina di Atripalda. Menu e fuori menu gustosi e a prezzi ridotti, che hanno coinvolto i visitatori in un percorso originale in chiave gourmet nelle aree attrezzate all’interno del parco pubblico.
Spesso si mette in secondo piano proprio la vicinanza alla popolazione reale, che andrebbe vista come parte di un processo univoco di crescita e non di mero strumento di profitto. «Il Biofestival d’Irpinia nasce anzitutto come polo d’attrazione nell’incontro tra produttori locali, ristoratori e potenziali clienti – dichiara il coordinatore Antonio Grasso – in un’ottica di marketing territoriale e di supporto alle micro imprese che non pagano gli spazi espositivi».
Numerose le etichette di vigneron artigianali selezionate da Roberto “Buglione” De Filippis della Vineria La Posta a Grottaminarda: «Ho voluto qui portare il meglio delle produzioni di nicchia da tutta Italia, con predilezione per chi lavora a basso impatto in cantina, nel pieno rispetto delle vigne. Una materia viva che sa di terroir e d’uva, ma che necessita altresì di cura e tecnica per non deludere le aspettative».
Roberto è l’ideatore di un altro atteso evento annuale denominato “Enorme”, che richiama la presenza di oltre 80 aziende nazionali ed estere, in maniera itinerante tra le province di Avellino e Benevento. Tra i presenti quest’oggi nomi interessanti nell’avanguardia enologica nostrana come Cantina Giardino di Antonio e Daniela De Gruttula e le loro storiche starsete d’Aglianico (vigne a raggiera irpine) o Casa Brecceto, arrivata da poco alla maggiore età, nata inizialmente dalla filosofia produttiva garagista di tre soci tra cui l’enologo Fortunato Sebastiano.
Due esempi lampanti come le versioni Le Fole e il Pitatza, dalla varietà a bacca rossa principe della Campania e che guardano al bere agile contemporaneo, fuori da ogni stereotipo e tentativo d’omologazione. Si parla di fermentazioni spontanee, lunghe macerazioni, contenitori di legno dove talvolta il castagno viene preferito al rovere per rispetto alla tradizione agricola ed in pieno controllo dei propri mezzi.
Vini dalla grande duttilità, mai zavorrati da eccessive estrazioni o tannini irruenti e ideali in abbinamento alla cucina tipica dell’entroterra, proposta ad esempio nella carta domenicale da chef Salvatore Ciccarelli del Maeba Restaurant: «Noi operatori del settore abbiamo accolto subito l’appello all’unità e alla collaborazione. Tutti diamo una mano e, cosa fondamentale, nessuno si lamenta – prosegue il giovane talento emergente della cucina irpina – consentendoci di esprimere al meglio le ricette della gastronomia locale, rivisitate in chiave moderna».
Wine and food pairing workshops
Ecco l’idea dei tubetti con pomodoro in doppia consistenza, crema d’ostriche, cipollotto arrosto e polvere di finocchietto selvatico uno dei piatti più originali in assaggio durante la rassegna di Ariano Biofestival d’Irpinia 2025.